Il Chun Jie 春节

Il festival di primavera, la più importante festa cinese, che corrisponde all’inizio del nuovo anno, secondo il calendario cinese.

La celebrazione per i cinesi non è molto diversa da quella per il nostro natale. Quasi tutti cercano di tornare a casa dalla famiglia (“Chun Jie con i tuoi”, come si suol dire qui in Cina) per farsi gran mangiate, scambi di regali e cose del genere. Da notare che, viste le dimensioni della Cina, il tornare a casa significa per qualcuno farsi oltre 20 ore di treno…

Come da noi, ma molto più che da noi, una parte del festeggiamento consiste nei fuochi d’artificio che qui, per ovvi motivi, sono tutti fuochi cinesi, come quelli che in Italia vengono sequestrati perché poco sicuri. Per oltre una settimana a Pechino è stato come vivere sotto il bombardamento; 24 ore al giorno o quasi pieni di esplosioni continue, colori, fumo, scintille…insomma, una rottura di palle!
L’anno appena iniziato è l’anno del maiale (vedi foto, tratta dalla copertina di una rivista) e, siccome qualcuno ha ipotizzato che non fosse un caso la mia presenza in Cina proprio quest’anno (chissà perché…), ho pensato fosse doveroso festeggiare degnamente.

Mi sono, quindi, concesso una mini settimana bianca, in compagnia di altri 20 amici; destinazione Wan Long, una delle più “famose” località sciistiche cinesi, a circa 4 ore a nord di Pechino. Il posto non assomigliava minimamente alle montagne a cui sono abituato: niente roccia, vegetazione di uno strano colore verde-grigio opaco (quasi tutto, a parte i neon in città, ha questi colori opachi nella parte di Cina che ho visto finora), una strana foschia e neanche un po’ di neve; colore a parte potevano essere benissimo i colli Euganei (ODIO PADOVAAA, ODIO PADOVA, ODIO PADOVA, ODIO PADOVAAA; il coro da stadio ci sta sempre bene). In questo strano paesaggio stanno posizionate 6 o 7 lingue di neve artificiale, calate dalla cima di una montagna-collina, a formare una specie di mini-comprensorio per far sciare i pochi che se lo possono permettere (e considerato che costa quanto in Italia, sono davvero pochi…). Le piste sono discrete, più facili di quelle italiane, ma in fondo più che dignitose. Il vero valore aggiunto dello sciare in Cina è che i cinesi sono quasi tutti principianti e questo, a patto di tralasciare la pericolosità del loro comportamento in pista, permette a chiunque se la cavi bene di venire qui e fare la star. Per due giorni mi hanno fatto i complimenti in fondo alla pista, hanno voluto fare foto con me o riprendermi mentre sciavo; altro che a Cortina, dove non mi si fila nessuno 🙁

Passato il fine settimana lungo, sono tornato a Kabul (pardon, Pechino) a subire ancora un po’ di bombardamenti, ma a breve tutto tornerà normale…spero!

Sani 🙂