Luoghi

Papà, voglio giocare coi soldatini!

Non è ancora una verità storica accertata, ma io immagino sia andata così: un bambino rompiballe che chiede a suo papà un nuovo gioco, i soldatini…solo che si sa, in Cina è tutto più grande. Ed ecco quindi i suoi soldatini, migliaia (il numero è ancora imprecisato perché gli scavi proseguono ancora, ma probabilmente tra 6000 e 8000) e a grandezza naturale: il famoso esercito di terracotta.

Scherzi a parte, l’esercito è parte del corredo funebre del primo imperatore della Cina, Qin Shi Huang (terzo secolo avanti Cristo), realizzato e seppellito insieme all’imperatore allo scopo di proteggerlo nella vita oltre la morte.

Quello che si può ammirare oggi è solo una parte dell’enorme esercito. La visita procede passando per i vari pozzi, le aree di scavo dove sono state ritrovate le statue. Meglio così perché questo permette di ammirare come erano disposti e di cogliere la vastità dell’opera… In alcuni casi la copertura sembra un hangar più che un museo, ma non toglie fascino all’insieme (almeno secondo me).

Nella galleria fotografica alcuni degli scatti fatti nei vari pozzi. Pregasi notare, oltre ovviamente alla bellezza delle statue (purtroppo alcune foto sono un po’ mosse, ma non riuscivo a fare di meglio), la foto della famiglia Clinton in mezzo al pozzo (come già avevo scritto altrove, i musei mostrano sempre con orgoglio il fatto che qualcuno di importante è passato di là) e quella della statua trasformata in atleta olimpico… Che raffinatezza 🙂

A presto!

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Nanjing – 1a parte.

Approfitto del terzo giorno di sole consecutivo e del suo impatto positivo sull’umore per un post non troppo allegro…

Di passaggio a Shanghai per il milionesimo matrimonio di quest’anno, ne ho approfittato per una breve visita a Nanjing (南京= Capitale del sud – In italiano Nanchino).

Prima tappa della giornata, il memoriale eretto per ricordare il massacro di Nanchino, principale ragione per cui avevo scelto proprio questa destinazione. Non è certo una di quelle visite che ti migliorano l’umore, ma ci tenevo a vederlo e a vedere l’interpretazione cinese di un luogo destinato alla memoria. In particolare alla memoria di qualcosa di così rilevante. Si tratta infatti di un evento molto presente nella coscienza collettiva cinese (del resto alcuni superstiti sono ancora in vita). Uno dei momenti più atroci di una guerra che contribuisce fortemente alla poca simpatia che esiste tra cinesi e giapponesi e che è ancora, in alcune occasioni, motivo di tensione diplomatica.
Benché sia poco conosciuto dalle nostre parti, si parla di una tragedia di portata gigantesca: lo sterminio di oltre 300.000 persone, in massima parte civili, da parte dell’esercito giapponese, avvenuto con modalità e brutalità non comuni.

Inutile che stia a raccontare i cosa e i come. Altrettanto inutile che io provi a commentare un evento del genere, troppo fuori dalla mia portata. Racconto quindi solo le impressioni sul museo…
Il museo è stato eretto nei pressi di alcune fossi comuni, ritrovate a diversi anni di distanza dal massacro.
L’area è pulita e silenziosa, l’architettura è sobria e senza pacchianate (che è sempre lecito aspettarsi dai cinesi), molto rispettosa del contesto.
Il primo blocco è il museo vero e proprio. Il museo contiene alcuni reperti e ricostruzioni, ma soprattutto un lungo percorso che racconta il prima, il durante e il dopo di questa tragedia, grazie a lunghe e dettagliate (un po’ noiose e molto molto ripetitive) didascalie, ma soprattutto grazie ad una enorme documentazione fotografica. Le foto mostrano luoghi e persone, soldati, civili, donne bambini, macerie e corpi… In alcuni casi riprendono il momento esatto dell’uccisione (alcune di queste sono infatti “foto ricordo” fatte dagli stessi militari giapponesi…e non credo che in questo caso valga la scusa che i giapponesi fotografano tutto…). Il percorso è lineare e senza vie d’uscita e termina con un immenso archivio (una parete alta una ventina di metri) di faldoni, consultabili, che contengono informazioni sulle vittime.
La visita prosegue poi con una passeggiata all’esterno, la visita alle fosse comuni dove vedere i resti, con alcune note sulle ferite riscontrate sui corpi (che testimoniano decapitazioni, pugnalate, fucilate e molte ferite non mortali, inferte solo per provocare dolore). Poi una specie di sala di preghiera/riflessione (con musica di sottofondo, questa forse non elegantissima) e infine un lungo viale e un obelisco che inneggia alla pace. A contorno, una serie di statue a tema, piuttosto belle e suggestive.
Complessivamente, mi pare, un luogo adeguato allo scopo, una silenziosa e rispettosa passeggiata, un invito alla riflessione con pure una botta di speranza finale per un futuro di pace.

Non ho scattato nessuna foto, non mi sembrava il caso, ma su internet se ne trovano alcune del posto e del massacro (anche sulla relativa pagina di wikipedia, ma solo per stomaci forti).

Una cosa mi ha colpito particolarmente. Si tratta, almeno che io sappia, del primo orrore di questa portata che abbia così ampia copertura fotografica. Foto da cui traboccano la sofferenza delle vittime, insieme alla barbarie e al disgustoso compiaciento dei carnefici e che nessuna descrizione, neanche la più dettagliata, potrebbe raccontare con altrettanta efficacia.
Delle tragedie del passato più remoto abbiamo solo le ricostruzioni storiche (in alcuni casi romanzate). Delle tragedie del secolo scorso iniziamo ad avere le foto e in 80 anni circa siamo passati dalle foto sgranate in bianco e nero, al colore, alla televisione, fino ai video girati col telefonino mentre il fatto succede.
Tanto avanzamento tecnologico per vedere immagini (si pensi ai video pubblicati da Wikileaks) registrate da un telefonino grande un palmo, magari tridimensionali, in alta definizione e con audio stereofonico, da cui traboccano la stessa sofferenza delle vittime, insieme alla stessa barbarie e allo stesso compiaciento dei carnefici…
Così tanta capacità di innovazione tecnologica non ha fatto fare il minimo passo avanti alla nostra umanità…mette proprio tristezza.

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Welcome to Euroland

Ritorno indietro di qualche mese per mettere, finalmente, on-line le foto di una gita fatta ad un castello (anzi, uno chateau) poco fuori città…
Tale castello non è, come si potrebbe pensare, una vecchia fortificazione, ma una costruzione nuovissima, realizzata a fini commerciali e pubblicitari. Scopo finale: vendere vino, facendo in qualche modo il verso ad alcuni marchi pregiati (ecco perché chateau).

Ad un europeo la visita del castello non può che suscitare ilarità.
Nessuna somiglianza con i castelli europei e decisamente meno fascino (beh, era abbastanza scontato). Una ambientazione tipo parco dei divertimenti (da cui il titolo del post) con costruzioni, compresa una chiesa, che mischiano a casaccio stili architettonici diversi e la sensazione di un luogo profondamente innaturale. A parziale difesa, devo dire che il posto non è brutto e, per quanto innaturale, le costruzioni non sono “plasticose” come nei parchi dei divertimenti.

Ad impreziosire l’esperienza, e a renderla ancora più comica, ecco le statue animate, per illustrare i vari lavori connessi alla preparazione di un buon vino, in perfetto stile parco disney (mancava solo la musichetta ipnotica); una piccola e fintissima galleria d’arte; poi un giro nei negozi, mascherati da negozi di articoli vari, ma che in realtà vendono solo alcolici; la visita alla cella sotterranea dove riposano le “preziose” bottiglie eccetera.

Prima di concludere la visita, giro (credo obbligatorio) del museo. Premesso che se l’Italia avesse costruito un museo per ogni posto dove produciamo vino, la popolazione non avrebbe più avuto spazio e avremmo dovuto emigrare in Austria, anche questo museo cinese non è che avesse molto da mostrare.
Prima di tutto la produzione di vino in quella zona è recente e poi, in fondo, che cosa cavolo potevano esibire?? Come sempre in questi casi (università e istituzioni fanno in genere lo stesso, qui in Cina), il museo contiene più che altro informazioni, foto e documenti, che testimoniano il legame tra quell’azienda e la recente storia cinese. Ampio spazio quindi alle visite dei capi di stato, ai loro ringraziamenti in calligrafia, al ruolo svolto dai fondatori nella rivoluzione e così via… In conclusione, una noia!

Per fortuna che, dopo il museo, siamo passati all’assaggio…ma questa storia me la tengo per la prossima volta 🙂
Per ora ecco le foto dello chateau.
Salute 🙂

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Il parco (giochi) olimpico

Poco tempo fa ho fatto una piacevole visita al parco olimpico della città, la zona dove si trovano lo stadio (il nido) e la piscina olimpica.

Il parco è molto carino e tranquillo, infilato in mezzo al traffico degli anelli, ma facilmente raggiungibile con i mezzi pubblici o in taxi e poi piacevolmente pedonale. Gli impianti sportivi spiccano nella loro imponenza e modernità e sono, secondo me, bellissimi…

Oltre ad essere utilizzati per eventi sportivi (e non solo) minori, minori come lo sono praticamente tutti gli eventi in confronto all’olimpiade, gli impianti e la zona circostante rappresentano un’importante attrattiva turistica e offrono anche alcune inaspettate possibilità di svago.

Lo stadio durante l’inverno contiene pista di pattinaggio e ci si può sciare. Confesso che non so ancora come, ma quando ci sono andato avevano iniziato a preparare un fondo nevoso sul prato e i cannoni erano lì pronti a sparare altra neve.

La piscina olimpica è un impianto gigantesco che ospita, oltre alle piscine per le competizioni, anche una piscina pubblica per tutti (beh, chi decide di pagare il biglietto non proprio regalato, almeno per gli standard locali…) e negozi e ristoranti per i visitatori. Chicca finale, un intero parco acquatico con una decina di scivoli, molto divertenti almeno a vedersi, e una piscina con le onde artificiali, tutto al chiuso e quindi agibile anche d’inverno.

Spero di poterci andare presto, sia a sciare che a scivolare, e vedrò di raccontare com’è, ma nel frattempo ecco in questa galleria le foto della zona.

A presto

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Un anello per domarli tutti

No, a Pechino un anello non basta, ce ne vogliono 6…

Gli anelli di Pechino sono le circonvallazioni che “domano” il traffico cittadino.

Il primo anello non esiste più. Correva, più o meno, intorno alla zona della città proibita ed ha lasciato il posto alla rete di strade perpendicolari (tutte sulle direttrici Nord-Sud ed Est-Ovest) che caratterizzano il centro.

Gli altri anelli sono una serie di circonvallazioni concentriche che facilitano lo scorrimento del traffico, anche se il traffico è ormai tale che secondo e terzo anello sono quasi sempre intasati e anche il quarto appare ormai insufficiente.

Per dare un’idea della dimensione della città e della portata di queste strade, basti pensare che il secondo anello (il più piccolo, quello che racchiude il vero e proprio centro della città e che segna, circa, i confini della città vecchia) è lungo oltre 30 km.

Il sesto anello, per ora l’ultimo, dista tra i 20 e i 30 km dal centro e corre per 130km intorno alla città…Ci si mette meno ad arrivare a Mordor!

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Mamma, torno a casa per pranzo…

…questo è quello che potrei dire alla Sonia, se solo tra Venezia e Pieve ci fosse un treno come quello in foto…

Levitazione magnetica, un gioiello di tecnologia (in buona parte tedesca, mi pare) costruito per collegare l’aeroporto di Putong al centro di Shanghai. I motivi dietro il progetto sono probabilmente diversi, visto che all’aeroporto ci si arriva anche con la più economica linea della metropolitana e, ovviamente, in auto o bus.

Voglia di primeggiare, di creare nuove partnership commerciali, di stupire il mondo…in fondo poco importa visto che il treno è non solo un modo comodo per giungere all’aeroporto, ma anche un’attrazione per viaggiatori vogliosi di provare uno dei mezzi terrestri più veloci al mondo.
Io ero tra questi ultimi e, sinceramente, me la sono goduta 🙂

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A cavallo di un elefante…

…o forse sarebbe giusto dire a elefante di un elefante??
Lascio da parte il mistero linguistico e racconto velocemente questa simpatica gita.

Visto che mi trovavo a Ko Chang, isola dell’elefante (chang in thailandese), mi è sembrato il minimo provare una delle attrazioni locali, approfittando anche del fatto che l’isola era semi-deserta (combinazione della bassa stagione e della paura per le gravi rivolte di qualche mese fa) e che, quindi, non sarei finito in qualche ingorgo di pachidermi.
Fatto sta che, dopo qualche chilometro in auto per addentrarmi nella foresta, mi sono ritrovato ad una “stazione di servizio” con 3 enormi bestioni, tutti tra le 3 e le 4 tonnellate, pronti a scarrozzarmi (anche qui, sarà il verbo giusto???) in giro per la foresta…

Una scala per salire e poi via, seduto su una specie di impalcatura sulla schiena del bestio e cullato dalla sua andatura, lenta ma così ciondolante da non risultare poi troppo rilassante. Seduto a pelle sul collo della bestia, un piccolo thai perfettamente a suo agio con (e su) l’animale.
Una lunga e piacevole “cavalcata” sfiorando alberi magnifici (banani, alberi di “pomelo” e caucciù tra gli altri) fino ad arrivare ad un piccolo lago naturale in cui fare il bagnetto al piccino, felice di rinfrescarsi e di farsi raschiare per bene dal “fantino”.
Oltre a godermi il bagno, rinfrescante anche per me, ho potuto approfittare di quel tempo per giocare col bestio, salirgli in groppa senza impalcatura, tastare la pellaccia bagnata, le orecchie (giganti e buffissime!) e la proboscide.
Finito il bagno, viaggio a ritroso fino alla stazione di partenza, questa volta un po’ più a mio agio con l’andatura, per poi imboccare (improboscidare…) il bestio con un casco di bananine 🙂

L’elefante è stato super-tranquillo tutto il tempo, docile ed educato, e non faceva nessuna paura…al massimo tanta tenerezza. Gli unici momenti di relativa paura sono stati dovuti ad animali molto più piccoli ed insidiosi. Prima degli orridi ragni gialli e neri (foto), a cui la mia faccia è passata più vicina di quanto avrei voluto, e poi un formicaio, sfiorato dall’elefante, con le formiche che, non avendo preso molto bene l’invasione, hanno scalato il bestio ad una velocità pazzesca per poi iniziare a mordicchiarmi qua e là.

Inconvenienti a parte, una meraviglia!!
A presto

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Expo

Cerco, finalmente, di raccontare un po’ delle cose fatte e viste finora, cominciando dalla più grossa, almeno sulla carta: la visita alla grande esposizione internazionale di Shanghai, l’Expo 2010.

Mi tocca però dire che non ho capito benissimo (non subito almeno) il senso della manifestazione e non mi posso dire entusiasta di averla visitata…

Per cominciare, clima caldissimo e umidissimo, come quasi sempre a Shanghai d’estate. Poi una montagna di gente in fila di fronte a tutti i padiglioni, con punte di 3 o 4 ore di coda per quelli più importanti, per esempio paesi europei o USA. Fortunatamente sono entrato con un pass della comunità europea che mi ha permesso di spacciarmi per VIP e di evitare la coda quasi ovunque (gesto infame, lo so e me ne vergogno!).

Nei padiglioni, infine, molte foto, video e poche cose da vedere: statue e quadri nei padiglioni dei paesi rinomati per l’arte, qualche oggetto tecnologico, qualche piccolo spettacolino. Nella sostanza però non molto…o almeno non molto che valesse le ore di coda che in teoria mi sarei dovuto sobbarcare.

In molti padiglioni, anche di paesi importanti, le cose da vedere erano talmente poche che, diverse volte, mi sono chiesto se non fosse banalmente meglio investire in un sito internet ben fatto che potesse presentare le stesse cose, e molto altro, ad un costo largamente inferiore.

Solo tardi nella giornata ho realizzato che, molto semplicemente, la manifestazione non era indirizzata a me. Io ho la fortuna di aver viaggiato e visto molto e di poterlo fare, si spera, in futuro. Ho fatto di persona, tanto per fare un esempio, foto sulle spiagge di Cuba e non sento quindi l’esigenza di fare una foto a me stesso davanti a una foto di una spiaggia cubana…

Lo stesso però non vale per i cinesi, per molti dei quali la visita all’Expo rappresenta, probabilmente, il viaggio più affascinante di tutta una vita, capace di regalare loro la possibilità di sfiorare, nell’arco di poche sudate ore, zone del mondo che non vedranno mai di persona. Un po’ come vedere il parco dell’Italia in miniatura molti anni fa, per chi ancora non poteva viaggiare davvero (la fortunata metafora non è opera mia, ma di un amico con cui ho discusso qualche tempo dopo la visita).

Se l’Expo in sé non mi ha esaltato, vedere l’entusiasmo dei cinesi, in compenso, è stato meraviglioso… Facce felici, risate, foto a volontà… Bellissimo!

Tra le scene più simpatiche, le file di cinesi in coda per farsi timbrare il finto passaporto ricevuto all’ingresso, a testimonianza dei padiglioni (e quindi delle nazioni) che sono riusciti a visitare. Qui in foto la ripresa della scena in non so quale “nazione”:

Meglio ancora la gioia della ragazzina cinese che si è allontanata urlando e chiamando le amiche dopo essere riuscita a farsi firmare il passaporto da un VIP italiano (un tale Igor…) nel padiglione italiano… Commovente!

Infine una nota sul padiglione italiano. I giudizi tra la gente che conosco non sono unanimi, ma in generale positivi… A me sembra sinceramente che il padiglione sia abbastanza indovinato. Bello in alcune aree e, soprattutto, molto adatto al pubblico cinese a cui piace vedere o poter toccare direttamente le cose…

Il padiglione esibisce le grandi eccellenze italiane. La Ferrari, la Vespa, la moda, la musica, la cucina (pasta e olio) e l’arte (qualche quadro non eccelso e qualche modellino architettonico). Da italiano, se da un lato è straordinario che l’Italia si sia mantenuta al top in alcuni settori e che la Ferrari, insieme alla Vespa e alla Fiat 500, siano ancora modelli di design vincenti, dall’altro l’impressione è che non si sia prodotto molto di nuovo, visto che le stesse identiche cose sarebbero state (e nel caso della Vespa e della 500 credo lo siano state davvero) esibite 40 anni fa.

La vera perla del padiglione è però l’onestà con cui abbiamo esibito un’altra delle nostre eccellenze, quella di raccontare balle come pochi sanno fare… Nel padiglione trova infatti posto, insieme ai modellini architettonici di chiese e palazzi, il ponte sullo stretto di Messina!

Un bel modellino del ponte e anche un bel video della sua realizzazione! Il fatto che il ponte non sia stato realizzato, che non sia sicuro che lo sarà, che non siano ancora stati fatti tutti gli studi tecnici e geosismici necessari, che non esista un effettivo progetto esecutivo non sono stati evidentemente ritenuti motivi validi per non inserirlo tra le opere esistenti in Italia. Il video della costruzione (ovviamente solo una riproduzione al computer) è solo la chicca finale di questa brillante idea di presentare una cosa simile proprio in un paese come la Cina dove, se mai decidessero di fare un’opera del genere (fanno in realtà molto di più), la finirebbero in 2 anni o poco più. Va beh…..

Qui di seguito le foto del ponte, forse le uniche che mai vedremo…per le altre, ci sto lavorando ma la mancanza di connessione non aiuta.

A presto!

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